I materiali e le attrezzature

 

 

Nelle immagini: particolari di effetti raku

In rapida rassegna è opportuno conoscere, sia pure sommariamente, i materiali e le attrezzature utili all'attività connessa alla ceramica raku.

Innanzitutto le argille per il raku sono assai diverse da quelle utilizzate dalla ceramica tradizionale. Il raku esige delle argille che presentino una più alta resistenza alle forti differenze termiche (cottura a 900-950 gradi e brusco raffreddamento), che si denominano shock termici.

Argille con rilevante presenza di sabbia silicea, pomice o allumina, che sono sabbie refrattarie, sono idonee allo scopo. Vanno bene anche argille pirofile e bentonite.

In commercio sono oggi presenti, in  vasta gamma, gli smalti per il trattamento esterno del pezzo, una volta modellato ed essiccato. Si tratta di smalti-base che possono esser colorati con l'aggiunta di ossidi metallici, di cristalline, di altri materiali coloranti quali i carbonati e i sali metallici.

La combinazione di smalti e coloranti determina differenti tonalità e colorazioni, affidate all'improvvisazione dell'autore, con la consapevolezza che gli esiti finali possono essere anche diversi dalle intenzioni.

I forni per la cottura degli oggetti in raku, costituiscono un elemento di tutto rilievo. Rispetto alla tradizione giapponese, i forni raku hanno subito, specie in occidente, variazioni radicali e profonde, determinate anche dalle innovazioni tecniche recentemente intervenute. Dai forni con precarie impalcature in mattoni refrattari, alimentati da legna o carbone, oggi si è passati a contenitori con strutture portanti in telaio di tondino di ferro e rivestiti di fibra refrattaria, alimentati da gas o da gasolio. Ovviamente esiste una notevole varietà di forni, per lo più costruiti artigianalmente, con dimensioni e forme diversificate a seconda delle finalità che il ceramista intende raggiungere.